"La timidezza delle ossa"
Piacevole sorpresa il secondo spettacolo al Teatro al Parco di venerdi sera. Senza essere un esperto, senza volermi accreditare come un critico della materia, ci tengo a scrivere due parole su "La timidezza delle ossa".
Forse, questa voglia di recensirlo nasce anche dal fatto che non può certo essere considerato uno spettacolo teatrale. O meglio, non solo. "La timidezza delle ossa", infatti, è ben di più.
E' innanzitutto performance sofisticata ed elegante, degna di poter essere ospitata in qualsiasi rassegna di arte contemporanea.
E' poi musica, sonorità minimali ed ambientali che accompagnano splendidamente l'opera dei due attori.
Ma su quello schermo che nasconde proprio i movimenti dei protagonisti sembra scorrere anche un film o, forse, un videoclip: influenzati dai suoni e da un aspetto glaciale infuso dal bianco del telo, ci abbiamo rivisto tanta Bjork, nelle opere di Chis Cunnigham in particolare.
"La timidezza delle ossa" è anche scultura: forme che si compongono e decompongono, un costante non-finito che si crea continuamente. E quello della creazione, della nascita, della generazione è un concetto che sembra molto presente nello spettacolo: quasi come se fosse una narrazione primordiale ma letta attraverso un linguaggio quasi fantascentifico.
Altri momenti della performance ci immergono invece in un quadro pittorico: lo schermo diventa tela e sembra quasi tagliarsi come in un classico concetto spaziale di Fontana.
Morfologico e affascinante.
Complimenti.
Nessun commento:
Posta un commento