Quando la musica costruisce immagini. E' questo il primo pensiero alla chiusura del concerto di Ludovico Einaudi all'Audiorium Paganini.
La prima immagine è quella che tutti gli spettatori condividono: il musicista, nero vestito, illuminato da una luce calda assieme al suo piano solo, ovviamente nero. Luce che rende arancione infuocato il legno del palco e che esalta la scenografia naturale che si apre alle spalle: la vetrata inquadra il verde degli alberi che si stagliano tra le luci colorate della notte e il profondo scuro del cielo.
Questa l'immagine condivisa nella quale i rami sembrano essere mossi dalle note di pianoforte.
Ma poi ci sono tutte le altre create dai suoni alternativamente leggeri e saturi, a volte rapidi e sfuggenti, altre volte dilatati e pregni.
Immagini individuali che la musica regala e che ognuno personalmente vede scorrere nel megaschermo naturale creato dalla vetrata. La potenza, la pienezza, la pesantezza di ogni nota creata dal pianista piemontese ha la capacità di trasformarsi in frammenti visivi interiori: è questo lo splendore di una musica che permette veramente di immaginare. Ti apre lo senario, ti fa entrare, ti accompagna, ma poi ti lascia solo e libero di costruire le tue immagini.
Il concerto di Einaudi non è solo da sentire, è anche da vedere: aggiungendo le proprie immagini a quella che tutto il pubblico condivide e che è propria della splendida cornice del Paganini.
Ludovico Einaudi, Piano Solo, Auditorium Paganini, domenica 14 dicembre 2008.
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