Ancora una volta torno in quella che ormai per svariati motivi può essere definita la mia seconda terra. Tre giorni pieni, veramente pieni.
Torino ci accoglie con quella "apparenza" festosa, ormai non più "apparenza", ma parte integrante della città.

Io sono di parte, lo so. Ma Torino anche stavolta si è svelata al meglio. E' grande il fascino degli spaziosi viali che la tagliano, degli enormi palazzi che la costruiscono, delle tante costruzioni industriali che industriali non sono più e delle numerosissime piazze che, sempre più eleganti, si aprono a chi vi cammina.

Un elogio incondizionato al piacere del cibo (e del vino), un canto spassionato al gusto, un manifesto per la conservazione di antiche tradizioni. Grazie Ezio, grazie Manuela.

Tour operator e promotore dell'iniziativa il Ferrari Andrea, già fotografo e ormai sempre più sicuro nelle vesti di organizzatore di vacanze itineranti.
Compagni di viaggio, l'altro Andrea, quello più reggiano, più rock, più zombie, più socialmente responsabile. Poi Chiara, fascino newyorkese e tosta sicurezza valdostana, e Claudia, già allieva del Ferrari ma instancabile e superba maestra di cerimonia.
Una macchinata anomala, assemblata in modo piuttosto occasionale, ma in cui tutto coincideva.
E poi, a Torino ecco anche il Savani Nicola, il migliore "riccio ferma porta" al mondo, la Sabri, sempre più "Factory Girl", e la Giulia con la sua indimenticabile ottocentesca camicia da notte.
Alè.
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